Un ignoto, tre lune or saranno, mi narrò che il mio Carlo era spento; svenni, oppresso da subito affanno, e creduto fu morte il sopor. Risensando, mi trovo serrato fra quattr'assi: mi scuoto, lamento . . . S'alza il panno . . . Francesco ho da lato. "Come? risusciti ancor?" Ricomposto e qui tratto il ferétro, ne levà ro il coperchio di nuovo; "Rovesciate laggiù quello spettro, troppo ei visse!" mio figlio gridò. Preghi, pianti suonarono invano, m'han gittato in quell'orrido covo: e fu desso, il mio figlio inumano, che dell'antro le porte serrò.