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SILLA Celia, Cinna, non più. Roma, e 'l Senato Di mia giustizia, e del delitto altrui Il giudice sarà.
CINNA Più che non credi Di Cecilio la vita necessaria esser puote.
CELIA I giorni tuoi... La disperata Giunia... il suo consorte Creduto estinto, E alle sue braccia or reso.
SILLA Sò ch' ognor più l'odio comun m'han reso. Ma un dittator tradito Vuol vendetta, e l'avrà. Stanco son'io Di temer sempre, e palpitar. La vita agitata, ed incerta Fra un barbaro spavento È un viver per morire ogni momento.
CELIA Ah speri invan, se speri Fra un eccidio funesto, e sanguinoso Trovar la sicurezza, ed il riposo.
CINNA La furiosa Giunia correre tu vedrai Ad assodar le vie Di querele, e di lai. Destare in petto Può de' nemici tuoi quel lagrimoso ciglio...
SILLA Vedo più che non pensi il mio periglio. Amor, gloria, vendetta, sdegno, timore, Io sento affollarmisi al cor. Ognun pretende D'acquistare l'impero. Amor lusinga. Mi rapogna la gloria. Ira m'accende. Freddo timor m'agghiaccia. M'anima la vedetta, e mi minaccia. De'fieri assalti in preda, alla difesa accinto, Di Silla il cor fia vincitore, e vinto? Ma l'atto illustre alfine Decider dee, s'io merto Quel glorioso alloro, Che mi adombra la chioma, E giudice ne voglio il Mondo, e Roma.