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ALFONSO (Ah! che diss'egli? Quel labbro insensato di rovesciare il mio trono ha tentato; il petto m'arde tremendo di sdegno; pur la vendetta non scende del re! Ah! pria ch'io ceda, perisca il mio regno, lo scettro, il brando, s'infranga con me.)
LEONORA (Ah! che diss'egli? Quel petto infiammato me dalla terra, dal cielo ha scacciato; muta quest'alma non nutre un disegno, né la vendetta reclama del re: amor, vergogna m'invade e disdegno, morte, deh, scendi propizia su me.)
BALDASSARRE togliendo una pergamena dalle mani dello scudiero Lo stemma è questo del sommo pastor.
Sì, che d'un nume terribile, irato, difende il braccio d'inerme oltraggiato; Alfonso, trema, vedrassi nel regno arder di guerra la face per te; sacro all'infamia, de' popoli a sdegno, ricada il sangue, sull'empia, sul re.
GASPARO e CORO (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato: il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; sia quest'infame bandita dal regno; sia maledetto chi asilo le diè!)
INES e CORO di DONNE (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato: il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; d'amor le gioie, la speme d'un regno, donna infelice, già tutto perdé.)