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SCENA IV Ottone, Nerone, Drusilla, Littore con molti simili. Ottone vedendo rea l'innocente Drusilla palesa se medesimo, colpevole del fatto confessando aver voluto commettere il delitto per commissione d'Ottavia imperatrice, Nerone inteso ciò li salva la vita, dandoli l'esilio, e spogliandolo di fortune, Drusilla chiede in grazia d'andar in esilio seco e partono consolati, Nerone decreta il repudio d'Ottavia imperatrice, e che oltre all'esilio sia posta in una barca nel mare a discrezione de'venti.
OTTONE No, no, questa sentenza Cada sopra di me che ne son degno.
DRUSILLA Io fui la rea ch'uccider volli L'inocente Poppea.
OTTONE Siatemi testimoni, o cieli, o dei, Innocente è costei.
DRUSILLA Quest'alma, e questa mano Fur le complici sole; A ciò m'indusse un odio occulto antico; Non cercar più, la verità ti dico.
OTTONE Innocente, innocente è costei. Io con le vesti di Drusilla andai, Per ordine di Ottavia imperatrice Ad attentar la morte di Poppea. Dammi signor, con la tua man la morte.
DRUSILLA Io fui la rea, ch'uccider volli L'innocente Poppea.
OTTONE Giove, Nemesi, Astrea Fulminate il mio capo, Che per giusta vendetta Il patibolo orrendo a me s'aspetta.
DRUSILLA A me s'aspetta.
OTTONE A me s'aspetta.
DRUSILLA A me.
OTTONE A me.
DRUSILLA A me.
OTTONE A me s'aspetta. Dammi, signor, con la tua man la morte; E se non vuoi che la tua mano adorni Di decoro il mio fine, Mentre della tua grazia io resto privo All'infelicità lasciami vivo. Se tu vuoi tormentarmi La mia coscienza ti darà i flagelli; S'a leoni, ed a gl'orsi espormi vuoi, Dammi in preda al pensier delle mie colpe, Che mi divorerà l'ossa e le polpe.
NERONE Vivi, ma va ne' più remoti lidi Di titoli spogliato, e di fortune, E serva a te mendico, e derelitto, Di flagello, e spelonca il tuo delitto. E tu ch'ardisti tanto, O nobile matrona, Per ricoprir costui D'apportar salutifere bugie Vivi alla fama della mia clemenza, Vivi alle glorie della tua fortezza, E sia del sesso tuo nel secol nostro La tua costanza un adorabil mostro.
DRUSILLA In esilio con lui Deh, signor mio, consenti, Ch'io tragga i giorni ridenti.
NERONE Vanne come ti piace.
OTTONE Signor, non son punito, anzi beato; La virtù di costei Sarà richezza, e gloria a'giorni miei.
DRUSILLA Ch'io viva, o mora teco: altro non voglio. Dono alla mia fortuna Tutto ciò che mi diede, Purché tu riconosca In cor di donna una costante fede.
LITTORE Orsù, orsù finiamola, andate alla malora.
NERONE Delibero e risolvo Con editto solenne Il ripudio d'Ottavia, E con perpetuo esilio Da Roma io la proscrivo. Sia pur condotta al più vicino lido. Le s'appresti in momenti Qualche spalmato legno, E sia commessa al bersagliao de'venti. Convengo giustamente risentirmi. Volate ad ubbidirmi.