Questa o quella per me pari sono A quant'altre d'intorno mi vedo; Del mio core l'impero non cedo Meglio ad una che ad altra beltà. La costoro avvenenza è qual dono Di che il fato ne infiora la vita; S'oggi questa mi torna gradita Forse un'altra doman lo sarà.
La costanza, tiranna del core, Detestiamo qual morbo crudele. Sol chi vuole si serbi fedele; Non v'è amor se non v'è libertà. De' mariti il geloso furore, Degli amanti le smanie derido; Anco d'Argo i cent'occhi disfido Se mi punge una qualche beltà.
Entra il Conte di Ceprano, che segue da lungi la sua sposa servita da altro cavaliere; dame e signori che entrano da varie parti.
DUCA alla signora di Ceprano movendo ad incontrarla con molta galanteria Partite? Crudele!
CONTESSA DI CEPRANO Seguire lo sposo M'è forza a Ceprano.
DUCA Ma dee luminoso In corte tal astro qual sole brillare. Per voi qui ciascuno dovrà palpitare. Per voi già possente la fiamma d'amore Inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA Calmatevi
Il Duca le dà il braccio ed esce con lei. Entra Rigoletto che s'incontra nel signor di Ceprano, poi cortigiani.
RIGOLETTO In testa che avete, Signor di Ceprano? Ceprano fa un gesto d'impazienza e segue il Duca. Rigoletto dice ai cortigiani. Ei sbuffa, vedete?
BORSA, CORO Che festa!
RIGOLETTO Oh sì...
BORSA, CORO Il Duca qui pur si diverte!
RIGOLETTO Così non è sempre? che nuove scoperte! Il giuoco ed il vino, le feste, la danza, Battaglie, conviti, ben tutto gli sta. Or della Contessa l'assedio egli avanza, E intanto il marito fremendo ne va.